Luoghi e rotte dei migranti dall'Africa verso l'Europa: differenze tra le versioni
(→Zarzis sulle rotte dei migranti, Mohsen Lihidheb e il museo della memoria del mare) |
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Versione attuale delle 16:32, 5 feb 2015
Questa è una bozza di lavoro, utile a me per organizzare in un albero le voci. Alcune voci saranno corredate da materiale multimediale: testimonianze audio-video,interviste, mappe.
Indice
- 1 Le rotte trans-sahariane
- 1.1 Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
- 1.2 La Libia sulle rotte dei migranti
- 1.3 L'Algeria sulle rotte dei migranti
- 1.4 Il Marocco sulle rotte dei migranti
- 1.5 Il Niger sulle rotte dei migranti
- 1.6 Il caso del Corno d'Africa
- 1.7 Rapporti di cooperazione con l'Unione europea per il contrasto all'immigrazione
- 1.8 Le vittime dell'immigrazione nel deserto del Sahara
- 1.9 Bibliografia e risorse in rete
- 2 Le rotte nel Mediterraeno
- 2.1 Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
- 2.2 Processi contro il salvataggio in mare dei migranti
- 2.3 Condizioni dei migranti sub-sahariani nei paesi di transito
- 2.3.1 Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Marocco
- 2.3.2 Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Algeria
- 2.3.3 Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Tunisia
- 2.3.4 Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Egitto
- 2.3.5 Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Israele
- 2.3.6 Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Turchia
- 2.4 Le rotte di navigazione
- 2.4.1 Lampedusa sulle rotte dei migranti
- 2.4.2 Pantelleria sulle rotte dei migranti
- 2.4.3 Il Canale di Sicilia sulle rotte dei migranti
- 2.4.4 La Calabria sulle rotte dei migranti
- 2.4.5 La Sardegna sulle rotte dei migranti
- 2.4.6 Porto Palo di Capo Passero sulle rotte dei migranti
- 2.4.7 La Puglia sulle rotte dei migranti
- 2.4.8 Sfax sulle rotte dei migranti
- 2.4.9 Teboulbah sulle rotte dei migranti
- 2.4.10 La Chebba sulle rotte dei migranti
- 2.4.11 Monastir sulle rotte dei migranti
- 2.4.12 Zarzis sulle rotte dei migranti, Mohsen Lihidheb e il museo della memoria del mare
- 2.4.13 Malta sulle rotte dei migranti
- 2.4.14 Zuwarah sulle rotte dei migranti
- 2.4.15 Igdabiyah sulle rotte dei migranti
- 2.4.16 Misratah sulle rotte dei migranti
- 2.4.17 Sirt sulle rotte dei migranti
- 2.4.18 Khums sulle rotte dei migranti
- 2.4.19 Tripoli sulle rotte dei migranti
- 2.4.20 Zletin sulle rotte dei migranti
- 2.4.21 Ajmail sulle rotte dei migranti
- 2.4.22 Surman sulle rotte dei migranti
- 2.4.23 Sabratah sulle rotte dei migranti
- 2.4.24 Zawiyah sulle rotte dei migranti
- 2.4.25 Benghasi sulle rotte dei migranti
- 2.4.26 Gharyan sulle rotte dei migranti
- 2.4.27 Al Marj sulle rotte dei migranti
- 2.4.28 Ghadames sulle rotte dei migranti
- 2.4.29 Mahalla sulle rotte dei migranti
- 2.4.30 Cipro sulle rotte dei migranti
- 2.4.31 Izmir sulle rotte dei migranti
- 2.4.32 Van sulle rotte dei migranti
- 2.4.33 Istanbul sulle rotte dei migranti
- 2.4.34 Aksaray sulle rotte dei migranti
- 2.4.35 Adirne sulle rotte dei migranti
- 2.4.36 Chios sulle rotte dei migranti
- 2.4.37 Samos sulle rotte dei migranti
- 2.4.38 Lesvos sulle rotte dei migranti
- 2.4.39 Atene sulle rotte dei migranti
- 2.4.40 Patras sulle rotte dei migranti
- 2.4.41 Evros sulle rotte dei migranti
- 2.4.42 Cadiz sulle rotte dei migranti
- 2.4.43 Ceuta sulle rotte dei migranti
- 2.4.44 Melilla sulle rotte dei migranti
- 2.4.45 Le isole Baleari sulle rotte dei migranti
- 2.4.46 L'Andalusia sulle rotte dei migranti
- 2.4.47 Al Hoceima sulle rotte dei migranti
- 2.4.48 Khouribga sulle rotte dei migranti
- 2.4.49 Annaba sulle rotte dei migranti
- 2.4.50 Oran sulle rotte dei migranti
- 2.5 Le vittime dell'immigrazione nel Mediterraneo
- 2.6 Condizioni nei paesi di arrivo
- 2.6.1 Condizioni dei migranti africani in Spagna, tra accoglienza e detenzione
- 2.6.2 Condizioni dei migranti africani in Italia, tra accoglienza e detenzione
- 2.6.3 Condizioni dei migranti africani a Malta, tra accoglienza e detenzione
- 2.6.4 Condizioni dei migranti africani in Grecia, tra accoglienza e detenzione
- 2.6.5 Condizioni dei migranti africani in Francia, tra accoglienza e detenzione
- 2.7 Bibliografia e risorse in rete
- 3 Le rotte nell'Oceano Atlantico
- 3.1 Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
- 3.2 Le isole Canarie sulle rotte dei migranti
- 3.3 Il Sahara occidentale sulle rotte dei migranti
- 3.4 La Mauritania sulle rotte dei migranti
- 3.5 Il Senegal sulle rotte dei migranti
- 3.6 Le vittime dell'immigrazione nell'Oceano Atlantico
- 3.7 Accordi di cooperazione tra Spagna e Paesi di transito per il contrasto dell'immigrazione
- 3.8 Bibliografia e risorse in rete
- 4 Le rotte nell'Oceano Indiano
- 5 Il Sinai sulle rotte dei migranti
- 6 Il Golfo di Aden sulle rotte dell'esodo somalo verso lo Yemen
- 7 Politiche europee di contrasto all'immigrazione dall'Africa
- 7.1 Frontex
- 7.1.1 Nautilus
- 7.1.2 Hera
- 7.1.3 Poseidon
- 7.1.4 Amazon
- 7.1.5 Agios
- 7.1.6 Niris
- 7.1.7 Minerva
- 7.1.8 Hermes
- 7.1.9 Zeus
- 7.1.10 Illegal Labourers
- 7.1.11 Fifa 2006
- 7.1.12 Ariadne
- 7.1.13 Gordius
- 7.1.14 Herakles
- 7.1.15 Kras
- 7.1.16 Drive in
- 7.1.17 Northern Lights
- 7.1.18 Eurocup 2008
- 7.1.19 Ursus
- 7.1.20 Agelaus
- 7.1.21 Hydra
- 7.1.22 Extended Family
- 7.1.23 Long Stop
- 7.1.24 Argonauts
- 7.1.25 Rabit
- 7.2 Bibliografia e risorse in rete
- 7.1 Frontex
- 8 Le rotte della migrazione interna
- 9 Le associazioni africane che si occupano di immigrazione in Africa
Le rotte trans-sahariane
Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
La Libia sulle rotte dei migranti
Toumou sulle rotte dei migranti
Kufrah sulle rotte dei migranti
Ghat sulle rotte dei migranti
Qatrun sulle rotte dei migranti
Sabha sulle rotte dei migranti
L'Algeria sulle rotte dei migranti
Samaqa sulle rotte dei migranti
Tinzaouatine sulle rotte dei migranti
Tamanrasset sulle rotte dei migranti
Bordj Mokhtar sulle rotte dei migranti
Tindouf sulle rotte dei migranti
Il Marocco sulle rotte dei migranti
Oujda sulle rotte dei migranti
Ain Chouatar sulle rotte dei migranti
Il Niger sulle rotte dei migranti
Dirkou sulle rotte dei migranti
Madama sulle rotte dei migranti
Arlit sulle rotte dei migranti
Il caso del Corno d'Africa
Kasala sulle rotte dei migranti
La diaspora eritrea sulle rotte dell'immigrazione clandestina
Rapporti di cooperazione con l'Unione europea per il contrasto all'immigrazione
La cooperazione italo-libica per il contrasto all'immigrazione clandestina
Le vittime dell'immigrazione nel deserto del Sahara
Bibliografia e risorse in rete
Le rotte nel Mediterraeno
Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
Processi contro il salvataggio in mare dei migranti
La Corte Penale del Tribunale di Agrigento sta celebrando due processi contro uomini di mare accusati di favoreggiamento per l'immigrazione clandestina avendo sbarcato in Italia migranti senza validi visti d'ingresso salvati nel Canale di Sicilia. Il processo di Agrigento ai sette pescatori tunisini e il caso della Cap Anamur sono stati definiti dal giurista Fulvio Vassallo Paleologo "delitto di solidarietà"[1]. Le testimonianze raccolte tra i migranti sbarcati in Sicilia negli ultimi anni denunciano vari episodi di omissione di soccorso da parte di pescherecci e mercantili, i cui equipaggi temono di avere problemi con la giustizia. Come l'11 giugno 2007[2], quando una nave cargo battente bandiera iraniana rifiutò di soccorrere 25 migranti, 47 miglia al largo dalla costa libica, in mezzo al mare in tempesta. Una chiamata satellitare di uno dei passeggeri aveva allertato le capitanerie di porto maltesi, che quindi girarono l’allarme alle autorità libiche, che però rifiutarono di intervenire per le pessime condizioni meteo. Il cargo era l’unica nave in zona che potesse intervenire, ma il capitano rifiutò di prestare soccorso. Due giorni dopo, quando un aereo libico si recò sul posto in ricognizione, non c'era più nessuna traccia dell'imbarcazione, probabilmente affondata.
Da un lato la Convention on Marittime Search and Rescue SAR del 1979, impone a ogni unità navale il soccorso delle persone in mare “regardlerss of the nationality or status of such a person or the circumstances in which that person is found”, prescrivendo di sbarcare i naufraghi in un “luogo sicuro”. Dall'altro il Testo unico sull’immigrazione prevede il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per chiunque accompagni in Italia migranti senza regolare visto d'ingresso. Anche se la stessa legge, all'articolo 12, prevede l’esimente umanitaria per cui “non costituiscono reato le attività di soccorso e di assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in condizione di bisogno”.
Il 10 gennaio 2008[3], il peschereccio pugliese Enza incrociò 50 miglia a sud di Lampedusa un gommone finito alla deriva con 60 passeggeri a bordo. Uno dei passeggeri si tuffò in mare per raggiungere a nuoto l’Enza e chiedere aiuto. Salito a bordo venne ributtato in mare dal comandante Mariano Ruggiero dopo una colluttazione, e morì annegato. Ruggiero fu arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Sul caso indaga la Procura di Agrigento.
Per approfondimenti
Ancora sotto accusa chi salva la vita in mare, di Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo
Galleria fotografica Malta, la gabbia per tonni salva gli immigrati
Il processo di Agrigento ai sette pescatori tunisini
Sette pescatori tunisini a bordo dei due pescherecci Mohamed Hedi e Mortadha, regolarmente iscritti alla flotta del porto di Monastir, sono giudicati dalla Corte di Agrigento per "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina", avendo sbarcato a Lampedusa 44 migranti, tra cui 11 donne e due bambini, salvati in mare a circa trenta miglia dall'isola l'8 agosto 2007. Secondo la testimonianza resa alla corte il 23 agosto 2008 dal testimone Naciri Mohamed, marocchino, tratto in salvo dei pescatori, i migranti erano partiti da Zuwarah in Libia. La notte del secondo giorno di viaggio il motore era andato in avaria e la camera d'aria a poppa aveva iniziato a sgonfiarsi. Diversi pescherecci rifiutarono di prestare loro soccorso, quando finalmente le due barche tunisine si avvicinarono e li presero a bordo. Il capitano Zenzeri avvisò la Guardia costiera tunisina, che segnalò via fax la posizione dei pescherecci al Centro di coordinamento per il soccorso in mare a Roma. Sul luogo venne inviata in soccorso la nave Vega della Marina militare italiana. Dopo una visita ad alcuni passeggeri i pescherecci furono scortati da unità dalla Guardia costiera e della Guardia di Finanza, giunte nel frattempo, verso Lampedusa, che in quel momento era il porto più vicino. All’arrivo, quattro dei passeggeri furno trasportati in elicottero all’ospedale di Palermo. I sette tunisini, due comandanti e cinque membri dell’equipaggio, vennero arrestati in flagranza di reato con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il processo è ancora in corso. Gli imputati rischiano da uno a 15 anni di carcere. Le imbarcazioni sono state poste sotto sequestro.
Per approfondimenti
Lampedusa: salvarono naufraghi, oggi rischiano il carcere
Cap Anamur
Cap Anamur è il nome di una associazione umanitaria tedesca, impegnata dal 1979 nell'assistenza sanitaria in zone di guerra. Cap Anamur si chiamava la vecchia nave da carico, che prendeva il suo nome da un promontorio sulla costa turca, acquistata nel 1979 da Christel e Rupert Neudeck e impegnata in una missione di salvataggio di profughi vietnamiti in mare. I Neudeck, nel 1979, avevano fondato insieme ad alcuni amici il comitato "Una nave per il Vietnam", in Germania. L'emergenza dei profughi vietnamiti ("boat people"), in fuga verso la libertà nei mari del Sud della Cina, spesso si traduceva in naufragi delle vecchie e sovraccariche imbarcazioni utilizzate. I viaggi della "Cap Anamur" (e delle altre navi che seguirono) permisero di trarre in salvo dal mare 10.375 profughi, mentre altri 35.000 ricevettero assistenza sanitaria a bordo. La missione fu resa possibile grazie alle offerte dei cittadini tedeschi. Sull'onda del successo della prima missione Cap Anamur divenne una associazione umanitaria impegnando medici e infermieri in zone di guerra. In trent'anni di attività ha lavorato in Somalia, Uganda, Etiopia, Sudan, Eritrea, e poi in Afghanistan, Vietnam e Corea del Nord, ma anche in Bosnia, nel Kosovo e in Macedonia.
Nella notte di domenica 20 giugno 2004, una nave della Cap Anamur, navigando in acque internazionali, avvistò 37 migranti - tutti uomini e originari dell'Africa sub Sahariana - a bordo di un gommone alla deriva in acque internazionali, tra la Libia e l'isola di Lampedusa. La Cap Anamur stava facendo un giro di prova dopo aver riparato il motore a Malta. La nave ottenne il permesso di attraccare nel porto di Porto Empedocle, ad Agrigento, soltanto 21 giorni dopo, il 12 luglio 2004. Il governo italiano contestava alla Cap Anamur di essere entrata in acque maltesi e pretendeva che i profughi fossero portati a Malta. Inoltre essendo la nave di proprietà tedesca l'Italia delegava alla Germania la responsabilità dei profughi. Dopo 20 giorni di negoziazione, in cui la nave ferma in alto mare fu raggiunta da giornalisti, politici, missionari e membri del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), finalmente venne concesso di attraccare a Porto Empedocle. Ma al momento dell'arrivo Elias Bierdel, Vladimir Dachkevitce e Stefan Schmdt, rispettivamente presidente dell’associazione umanitaria Cap Anamur, comandante e primo ufficiale della nave omonima, vennero arrestati in flagranza di reato con l'accusa di "favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina". La nave fu posta immediatamente sotto sequestro e venne restituita all'associazione, sotto pagamento di una cauzione, solo il 28 febbraio del 2005. In seguito è stata venduta. I 37 migranti vennero portati, subito dopo lo sbarco, nel Cpt di San Benedetto ad Agrigento, chiuso pochi mesi dopo la visita del Comitato europeo di Prevenzione della Tortura. Da lì vennero trasferiti dopo 48 ore al Cpt di Pian del Lago a Caltanissetta. 30 di loro furono rimpatriati in Ghana e 5 in Nigeria. In Ghana vennero quindi arrestati per lesa immagine del paese e alto tradimento della patria. Il processo a Bierdel, Schmidt e Dachewitsch è ancora in corso.
Per approfondimenti Borderline Europe
Premio Per Mare
Il "Premio Per Mare - Al coraggio di chi salva vite umane", è stato istituito dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) nel 2007 e viene assegnato ai pescatori che, spesso a rischio della propria vita, salvano la vita a migranti e rifugiati vittime di naufragi nel Canale di Sicilia. Il premio, che consiste in una somma di 10.000 euro e nella consegna di una medaglia a ciascun membro dell'equipaggio, nasce dalla collaborazione tra Unhcr e Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto della Guardia Costiera; conta su un contributo dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani ed è sponsorizzato da Banca Nuova.
I vincitori della seconda edizione del Premio Per Mare sono stati premiati a Roma il 20 giugno 2008 in occasione della Giornata Mondiale dei Rifugiati. Il primo premio è andato al capitano Gaspare Marrone e all'equipaggio del motopeschereccio Ariete, del compartimento marittimo di Mazara del Vallo, che la notte del 28 novembre 2007 salvarono 54 migranti, tra cui una bimba di pochi mesi e nove donne, su un gommone a una trentina di miglia dall'isola Lampedusa. Durante il salvataggio un membro tunisino dell’equipaggio si tuffò in mare per salvare alcuni naufraghi. Uno dei migranti, un nigeriano, morì durante il viaggio. Il secondo premio, che consiste in una somma di 5mila euro e in una targa, è stato assegnato al capitano Nicola Asaro e all’equipaggio del motopesca Monastir. Il 18 luglio 2007 salvarono 14 migranti 187 miglia a sud di Lampedusa. Al momento dei soccorsi il gommone si capovolse sotto a causa dell'agitazione dei passeggeri a bordo. Le vittime furono 12. Nicola Asaro aveva già salvato 50 migranti l'11 febbraio 2003. Il secondo premio è stato conferito ex aequo anche al capitano Vito Cittadino, e all'equipaggio del motopeschereccio Ofelia I, protagonisti di due salvataggi nel 2007, di 47 persone il 24 settembre 2007 e, un mese prima, di un migrante rimasto aggrappato ad una tavola per dodici ore, unico sopravvissuto di un naufragio. Lo stesso Vito Cittadino nel 2006 aveva già salvato altri 21 uomini. Due menzioni speciali sono state assegnate a Federico Nicoletti e Oronzo Oliva, due sottufficiali della nave motonave CP 407 della Guardia Costiera che lo scorso 25 aprile 2008, durante una operazione di salvataggio, si gettarono in acqua per salvare due migranti caduti in mare durante il trasbordo dal barcone alla motovedetta, 80 miglia a sud est di Lampedusa.
Per approfondimenti
Unhcr - Premio per mare 2008
Condizioni dei migranti sub-sahariani nei paesi di transito
Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Marocco
Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Algeria
Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Tunisia
Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Egitto
Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Israele
Le condizioni dei migranti sub-sahariani in Turchia
Lampedusa sulle rotte dei migranti
Pantelleria sulle rotte dei migranti
Il Canale di Sicilia sulle rotte dei migranti
La Calabria sulle rotte dei migranti
La Sardegna sulle rotte dei migranti
Porto Palo di Capo Passero sulle rotte dei migranti
La Puglia sulle rotte dei migranti
Sfax sulle rotte dei migranti
Teboulbah sulle rotte dei migranti
La Chebba sulle rotte dei migranti
Monastir sulle rotte dei migranti
Zarzis sulle rotte dei migranti, Mohsen Lihidheb e il museo della memoria del mare
Mamadou, mon ami
Depuis quelques jours, on raconte l’arrivée de plusieurs cadavres sur les plages de Zarzis. Elles étaient toutes de personnes noires. On dit aussi que ce sont des « brûleurs » qui essayant de joindre l’Europe partant de la Libye, se seraient échoués lors de fortes tempêtes.
Touts les gens au courant de mes marches sur les plages, m’avaient demandé, si j’avais trouvé ma part de naufragés. Ils le disaient en rigolant, mais, je ne rigolais pas du tout. Je rencontre chaque jour des dizaines de cadavres de tortues et de dauphins, et ça me fait à chaque fois beaucoup de peine, que dire alors de mes confrères dans l’espèce !! En vérité, j’avais en permanence une angoisse au ventre et me suis préparé à une éventuelle rencontre avec un des naufragés. Avec le temps, j’étais déçu, et me demandais, pourquoi je n’en trouve pas, moi, le maraudeur des plages, moi, qui suis prédisposé à les bien accueillir et respecter morts ou vivants. Sans cynisme, je souhaitais cette rencontre car elle fermerait la boucle de mes trouvailles. Au début les vagues m’avaient rapporté les objets de la déconstruction du Nord, puis les messages humains en bouteilles renfermant la détresse, le désarroi et le peu de communications entre les gens, et pus en fin, une victime en chair et en os, de la ruée vers l’occident.
Je l’avais vu de loin, au début je l’avais pris pour une tortue retournée sur sa carapace et quand je me suis rapproché doucement assourdis par les battements de mon cœur, j’ai constaté que c’était bien lui mon ami Mamadou. Enfin il est là, retourné sur son ventre, couvert par les algues jusqu’aux genoux et sur le sommet de la tête. De taille moyenne, un corps bien proportionné et musclé, les vagues et le soleil avaient bien tanné sa peau qui avait une couleur noir beige, dans une beauté dont seul Dieu est capable. Très ému, mais lucide, j’ai lu sur lui plusieurs versés du Coran, en bon musulman, j’ai formulé des prières à Moise, au Christ et les Dieux animistes, afin que Mamadou soit béni par son apôtre et son âme retrouve la paix. Tout de suite après, je n’ai pu m’empêcher de crier ma colère à faire trembler la plage, contre cette nouvelle forme de destruction de masse dont les démunis en sont les victimes. J’ai refusé de prendre des photos de mon ami, car son corps, son esprit et sa beauté, appartiennent à l’éternité et à Dieu le tout puissant. A ma grande surprise, les fonctionnaires de la Garde Nationale et la Protection Civile, appelés sur mon portable, étaient visiblement très émus et compatissants malgré le grand dérangement et désagrément que ce genre d’interventions leur cause.
Le soir à la maison, j’ai commandé un bon repas pour toute la famille que je n’avais informé qu’après quelques jours de ma rencontre avec mon ami Mamadou. Ce soir là, j’étais heureux que mon ami ne dorme plus dans le froid.
Lihidheb mohsen 4170 Zarzis Tunisie, 11/08 /02
Mamadou II
Cette fois il n'avait pas de corps, juste les os, enserrés dans le bas par une ceinture jaune retenant un pantalon bleu flottant sur le creux des jambes désossées. Il n'avait rien de la beauté de Mamadou I de 2003, mais malgré sa squelette dégarnis et sa tête lâchée en vadrouille quelque part dans la Méditerranée, Mamadou II avait aussi de l'allure et m'inspira beaucoup de respect et de recueillement. Entre deux monticules d'algues sèches, sur une plage paradisiaque de l'Isthme gauche d'Ejdaria, il était sur le dos, bombant le torse aux cotes entrecroisées dans une attitude de sagesse et d'acceptation stoïque.
J'ai aussitôt appelé mon compagnon occasionnel, Monsieur BORAN, qui traînait distrait comme d'habitude par ses fixations artistiques. Boran le demi-fou, Boran le demi-sage, Boran le bon, Boran l'emmerdant, a cru que j'ai trouvé un oiseau mort, chose que j'observais depuis quelques temps, dans le cadre de la grippe aviaire. Mais quand je lui ai montré mon nouvel ami Mamadou II, il fit un pas en arrière et ne parla plus en se renfermant tout à coup sur lui même, malgré mon invitation à lire quelques sourates du Coran sur cette victime de l'exode marin vers le Nord.
Il faut que je reconnaisse, que les mots, ne me venaient pas facilement, aussi sacrés soient-ils, et j'ai dû terminer avec un cri passionnel de désapprobation et de refus devant ce génocide qui perdure.
Boran, a fait des yeux ronds quand je lui ai demandé s'il veut bien ramener notre ami , à cheval, sur ses épaules, jusqu'à la voiture, car il n' y avait que l'humour noir qui pouvait nous faire dépasser cette angoisse terrible et ce dictat de la providence, qu'on subit depuis quelques années sans pouvoir faire quelques choses. J'ai déjà publié un texte sur Mamadou, j'ai envoyé ma dizaine de poèmes sur cette affaire partout dans le monde, j'ai parlé à la radio, j'ai dissuadé sur le net, mais sans succès ni moyen de contenir ce glissement collectif. Il m'est arrivé aussi de construire des radeaux, quand le vent est favorable, que j'envoyais vers le large avec quelques subsistances d'eau et de nourriture. J'étais trahi par les gens qui ont trouvé mes bouteilles à la mer et dans lesquels ils ont trouvé des bonbons, des fèves, des pois chiches…..en plus du message de paix et de fraternité. ils ne savent pas encore que ces petites choses de survie étaient destinées aux éventuels Mamadous en naufrage.
Ainsi, Mon ami Mamadou II, rejoigna ses compagnons de route et de déroute, dans un cimetière sur une colline surplombant la mer de Zarzis. Boran et moi, sommes revenus au cimetière des vivants, vivants, mais noyés dans nos inquiétudes et entraînés par les courants du nonsense de l'Homo sapiens politique, de l'ère de l'indifférence.
Lihidheb mohsen Collection mémoire de la mer Zarzis Tunisia 21.10.05 www.seamemory.org
Mamadou III
C’était un après midi d’une journée de fin du mois de Ramadhan, habitué au jeûne et la starvation, je longeais comme d’habitude une côte rocailleuse et difficile, à récolter ça et là des bouteilles ou d’autres objets rejetés par la mer. A cause de ma capacité de transport, je ne ramassais pas tout, et me limitais à mon caprice sur les formes, la couleur, l’origine, ou la possibilité de recyclage utilitaire ou artistique. Avec le temps, je me suis familiarisé avec les marques et les différends jeux de tombola et loto sur les bouchons des bouteilles, et participe ainsi avec les Italiens, Maltais, Turc, Français, Yougo…leurs faux espoirs. D’ailleurs, plusieurs nouvelles marques et sous produits, me parviennent par la mer, au moins une année, avant leur arrivée sur les stores des super marchés (que je n’entre jamais) de Zarzis. Je reçois aussi de temps à autres des messages dans des bouteilles à la mer avec de différends appels et vœux, mais, vu ma sensibilité et ma communication totale avec tout ce qui m’entoure, je vois et lis des messages dans tout ce qui vient de la mer et tombe sous ma main. Ce jour là, je n’étais pas pressé, mon grand sac postal grossissait progressivement sur mon dos, une caisse vide en plastique dans la main et une grosse corde attachée à ma taille trainait derrière moi. Avec le poids, je me déplaçais difficilement dans mes sandales dont les clous piquaient mes pieds, poussés par les rochers, mais heureusement, habitué à la douleur et la souffrance, ces indispositions physiques ne me dérangent pas et passent souvent inaperçues. Pourtant, la douleur était incontournable, intense et très douloureuse, lorsque j’ai trouvé mon nouvel ami Mamadou III, sur une plateforme rocheuse, déposé par les vagues de la dernière tempête. Sa tête scalpé jusqu’à l’os brillait par sa blancheur et par le contraste avec les algues noires déposées tout au tour de ce qui restait de son corps. Il ne restait plus grand-chose de mon ami, juste quelques muscles du buste et d’autres plus développés sur la cuisse gauche. Les membres disloqués sous sa carcasse, tenaient par quelques tendons résistants aux mouvements des vagues et les frottements sur les rochers. Encore, comme chaque fois que ça m’arrive, mon âme est traversée de bout en bout par la colère et l’impuissance, devant cette iniquité, ce génocide des pauvres, qui acculés par la nature ou la conjoncture, ont sacrifié leur vie, pour une traversée incertaine vers le Nord promis, le Nord interdit, le Nord maudit. Ces pauvres qui, au lieu de se révolter, de s’insurger, de s’imploser en camicases, … ont préféré se déconstruire en silence, sans nuire, sur les dunes du Sahara ou entre les vagues de la Méditerranée ou Gibraltar. Chaque fois, je restais planté devant mon ami, figé par le désarroi et la colère, ne sachant ni pleuré, ni crier ma rage, … impuissant, castré par le néo capitalisme sauvage, meurtris par la partialité des chances et des droits à la vie. En rentrant, j’ai hésité à informer la protection civile de l’infortune de mon nouvel ami et l’endroit de son échouage, et après mure réflexion, je me suis abstenu de le faire, car, dans cet endroit Mamadou III ne risque rien et peut attendre quelques jours. Que notre ami passe la fête de l’Aïd El Fitr, avec nous, parmi nous, dans ce bel endroit, et que les agents de la protection civile, véritables guerriers de l’humain, passent la fête sans amertume et désagrément. Ces agents qui sont souvent submergés par le nombre de cadavres de « Harraga » échouant sur les plages de la ville et sa région, au point de ne pas répondre à mes signalements de morceaux de squelettes que je trouve quelques fois, ce qui m’oblige à les enterrer moi-même, avec un grand respect, dans mon cimetière secret sur une belle petite colline au bord de la mer. Ainsi, nous passâmes tous, la fête, sans pouvoir oublier cette angoisse qui travaille les entrailles et la conscience et la Protection civile, fit bien son travail, et mon ami Mamadou III, eut droit au respect et la dignité, et se repose enfin, auprès de ses frères Zarzissiens. Lihidheb mohsen Eco artiste 4170 Zarzis 03.11.08
Malta sulle rotte dei migranti
Zuwarah sulle rotte dei migranti
Igdabiyah sulle rotte dei migranti
Misratah sulle rotte dei migranti
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Sabratah sulle rotte dei migranti
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Gharyan sulle rotte dei migranti
Al Marj sulle rotte dei migranti
Ghadames sulle rotte dei migranti
Mahalla sulle rotte dei migranti
Cipro sulle rotte dei migranti
Izmir sulle rotte dei migranti
Van sulle rotte dei migranti
Istanbul sulle rotte dei migranti
Aksaray sulle rotte dei migranti
Adirne sulle rotte dei migranti
Chios sulle rotte dei migranti
Samos sulle rotte dei migranti
Lesvos sulle rotte dei migranti
Atene sulle rotte dei migranti
Patras sulle rotte dei migranti
Evros sulle rotte dei migranti
Cadiz sulle rotte dei migranti
Ceuta sulle rotte dei migranti
Melilla sulle rotte dei migranti
Le isole Baleari sulle rotte dei migranti
L'Andalusia sulle rotte dei migranti
Al Hoceima sulle rotte dei migranti
Khouribga sulle rotte dei migranti
Annaba sulle rotte dei migranti
Oran sulle rotte dei migranti
Le vittime dell'immigrazione nel Mediterraneo
Condizioni nei paesi di arrivo
Condizioni dei migranti africani in Spagna, tra accoglienza e detenzione
Condizioni dei migranti africani in Italia, tra accoglienza e detenzione
Centri di permanenza temporanea
Condizioni dei migranti africani a Malta, tra accoglienza e detenzione
Condizioni dei migranti africani in Grecia, tra accoglienza e detenzione
Condizioni dei migranti africani in Francia, tra accoglienza e detenzione
Calais sulle rotte dei migranti
Bibliografia e risorse in rete
Le rotte nell'Oceano Atlantico
Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
Le isole Canarie sulle rotte dei migranti
Il Sahara occidentale sulle rotte dei migranti
La Mauritania sulle rotte dei migranti
Il Senegal sulle rotte dei migranti
Le vittime dell'immigrazione nell'Oceano Atlantico
Accordi di cooperazione tra Spagna e Paesi di transito per il contrasto dell'immigrazione
Bibliografia e risorse in rete
Le rotte nell'Oceano Indiano
Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
Mayotte sulle rotte dei migranti
Bibliografia e risorse in rete
Il Sinai sulle rotte dei migranti
Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
L'mmigrazione dall'Africa in Israele
Bibliografia e risorse in rete
Il Golfo di Aden sulle rotte dell'esodo somalo verso lo Yemen
Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
Bibliografia e risorse in rete
Politiche europee di contrasto all'immigrazione dall'Africa
Frontex
Frontex (dal francese Frontières extérieures; "Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea) è un'istituzione dell'Unione europea il cui centro direzionale è a Varsavia, in Polonia. Il suo scopo è il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE e l'implementazione di accordi con i Paesi confinanti l'Unione europea per la riammissione dei migranti respinti lungo le frontiere.
Frontex è stata fondata dal decreto del Consiglio d'Europa 2007/2004. L'agenzia ha iniziato ad operare il 3 ottobre 2005 ed è la prima ospitata in uno dei paesi di recente adesione dell'Unione. Nel 2008 il budget dell'Agenzia è stato raddopiato a 70 milioni di euro, di cui 31 saranno destinati soltanto alle missioni di pattugliamento delle frontiere marittime, nel Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico. Sul suo operato hanno espresso critiche Amnesty International[4] e l'European Council for Refugees and Exiled[5] (Ecre). Le critiche riguardano i respingimenti di potenziali rifugiati politici in Paesi terzi non sicuri. Sulle rotte dell'immigrazione clandestina infatti, viaggiano sia migranti economici che richiedenti asilo.
Secondo dati ufficiali[6], nel 2007 Frontex ha coordinato 22 missioni di pattugliamento, che hanno portato all’arresto di 19.295 migranti, di cui 11.476 in mare, 4.522 a terra, e 3.297 negli aeroporti. Nel 2006 i migranti fermati erano stati 32.016.
Le principali missioni sono Nautilus nel Canale di Sicilia, Hera nell’Atlantico, Indalo nello Stretto di Gibilterra, Poseidon nell’Egeo. E poi Minerva, nei porti andalusi; Hermes, tra Algeria, Sardegna e isole Baleari; Zeus, nei porti tedeschi; Fifa, in Germania nel periodo dei mondiali di calcio 2006; Niris, tra la Germania e i Paesi Scandinavi contro l’immigrazione cinese; Ariane, tra Germania e Polonia; Gordius, tra Romania, Slovacchia e Ungheria; Herakles in Ungheria e poi Kras e Drive In in Slovenia; e ancora Ursus in Romania, Slovacchia, Ungheria e Polonia. Inoltre durante i Campionati Europei di Calcio del 2008, Frontex ha coordinato la missione Euro Cup 2008 in Austria e Svizzera. Altre missioni sono state messe in atto negli aeroporti degli Stati membri: Amazon, Agelaus, Hydra, Extended Family, Long Stop, Argonauts. Un capitolo a parte del bilancio[7] di Frontex, è invece destinato alla formazione del personale, con progetti di rimpatrio congiunto, ricerca di auto rubate e anche addestramento di cani.
Link
Il sito ufficiale di Frontex http://www.frontex.europa.eu/
Bilancio, attività e missioni di Frontex http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/frontex-reports-budget-and-activities.html
Nautilus
Nome in codice di una missione europea di pattugliamento congiunto anti immigrazione nel Canale di Sicilia, coordinata dall'agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne Frontex. La prima missione Nautilus I si è svolta dal 5 al 15 ottobre 2006 con la partecipazione di uomini e mezzi di Italia, Malta, Francia, Grecia e Germania. Una seconda missione, Nautilus II, si è tenuta dal 25 giugno 2007 al 27 luglio 2007 e di nuovo dal 10 settembre 2007 al 14 ottobre 2007, con la partecipazione di Italia, Malta, Francia, Grecia, Germania, Portogallo e Spagna. Nel 2008 la missione Nautilus III è partita il 9 maggio 2008. Le regole d'ingaggio prevedono che migranti e rifugiati intercettati e soccorsi in acque Sar maltesi o italiane saranno accompagnati verso Malta e Lampedusa. Al 15 luglio 2008, un totale di 3.798 migranti e richiedenti asilo erano stati soccorsi in acque Sar italiane e 731 in acque Sar maltesi. Nessun migrante, secondo i dati ufficiali[8], sarebbe stato respinto in Libia.
Hera
Poseidon
Amazon
Agios
Niris
Minerva
Hermes
Zeus
Illegal Labourers
Fifa 2006
Ariadne
Gordius
Herakles
Kras
Drive in
Northern Lights
Eurocup 2008
Ursus
Agelaus
Hydra
Extended Family
Long Stop
Argonauts
Rabit
Bibliografia e risorse in rete
Le rotte della migrazione interna
Flussi, modalità di viaggio e politiche di contrasto
Bibliografia e risorse in rete
Le associazioni africane che si occupano di immigrazione in Africa
Afvic
Acronimo della Associazione degli amici e delle famiglie delle vittime dell'immigrazione clandestina (Association des amis et familles des victimes de l'immigration clandestine) con sede a Khouribga, 34 Rue Moulay Abdellah, in Marocco. Ha come obiettivo la sensibilizzazione dei giovani sui pericoli dell'immigrazione clandestina; il sostegno delle famiglie che hanno perso i propri cari sulle rotte dell'immigrazione nel Mediterraneo, al largo della Spagna o dell'Italia; l'assistenza dei cittadini marocchini espulsi dall'Europa e rimpatriati, e l'organizzazione di eventi, reportage e trasmissioni sul tema dell'immigrazione clandestina. A Casablanca l'associazione lavora con i migranti sub-sahariani in Marocco. Collabora con ong nazionali e internazionali. Presidente dell'associazione è Khalil Jemmah.
Aracem
Gadem
Abcds
Aide Mali
Alter Forum
Ram
Bibliografia e risorse in rete
Note
- ↑ http://www.carta.org/campagne/11550
- ↑ http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/giugno-2007.html
- ↑ http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/processo-di-agrigento-ultimi.html
- ↑ http://www2.amnesty.de/__C1256A380047FD78.nsf/0/F9CAAF960589D06FC1257364002DEE86?Open&Highlight=2,frontex
- ↑ http://www.ecre.org/files/Refugees%20Access%20to%20Protection%20in%20Europe%20FULL.pdf
- ↑ http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/frontex-reports-budget-and-activities.html
- ↑ http://www.infinitoedizioni.it/fileadmin/InfinitoEdizioni/rapporti/Frontex_Draft_Estimated_Revenue__Expenditure_2008_N1_Rev1.pdf
- ↑ http://www.frontex.europa.eu/newsroom/news_releases/art40.html