Internet e la diaspora del Corno d'Africa

Da wikiafrica.

Internet e la diaspora del Corno d'Africa, con riferimento alla situazione somala

di Marco Guadagnino

In questo breve intervento proverò a condividere alcuni spunti di riflessione sui nuovi spazi di espressione della diaspora somala: la pagine web, specchio fedele delle dinamiche politiche, sociali e culturali in atto. In Somalia si dice: “warbaa ugu gaaja wayn” (information hunger is the worst hunger).

Con la caduta di Siad Barre nel 1991, la Somalia scompare dalla scena internazionale. Si dissolve l’entità nata dal processo di costruzione degli stati-nazione in Africa. Un caso quasi unico che, al contrario di quanto si sarebbe potuto pensare, non esclude la Somalia (“out of the loop”) dalla tecnologia, dalla politica e dalla cultura globale. Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano, infatti, a partire dalla fine degli anni 90, un’opportunità per la diaspora somala per comunicare, raggrupparsi, condividere punti di vista e opinioni, sostenere ed aiutare i gruppi rimasti in Somalia, organizzare attività (progetti di sviluppo). Il World Wide Web conduce la guerra civile in Somalia, probabilmente per la prima volta al mondo, verso la fase della “media war”. La pagina web diventa lo strumento per promuovere l’identità e l’auto-presentazione politica del gruppo di appartenenza.

Con l’entità statale in ritirata e con l’aumento delle tensioni sociali, la società somala subisce un processo di disgregazione. Una crisi d’identità che ha portato le comunità a tentare di riscoprire se stesse, ricreando valenze sociali, identificando nuovi strumenti e temi di discussione, cercando nuovi spazi di espressione.

Uno sguardo alla diaspora somala in Europa e Nord America suggerisce alcune modalità attraverso le quali i gruppi della diaspora sono legati alle dinamiche del conflitto. La comunità somala in Nord America e in Europa è stimata essere di circa un milione, con una grossa concentrazione negli Stati Uniti, in Canada e in Gran Bretagna. Questi migranti sono caratterizzati dalla natura del loro spostamento (forzato più che spinto dalla volontà di benefici economici) e dalla conseguente specificità dei legami con la madrepatria. La migrazione si è sviluppata in ondate, la prima agli inizi degli anni 70, in seguito alla repressione del regime militare nella regione nord e nord orientale del Paese. Con la guerra civile e il conseguente collasso dello stato agli inizi degli anni 90, l’ondata è cresciuta considerevolmente. Almeno un terzo della popolazione si pensa che abbia lasciato il paese o che si sia spostato al suo interno.

La “Computer Mediated Communication” aggiunge una nuova dimensione ai modelli di comunicazione presenti all’interno della diaspora somala, consente di creare relazioni, condividere online identità, ricostruire dimensioni comunitarie. Generalmente l’identità condivisa nata dalla comunità virtuale è temporanea. Nel caso somalo le comunità virtuali, nate da una specifica relazione identitaria di gruppo, speculari al modo reale e offline, hanno caratteristiche di persistenza e, soprattutto, contribuiscono ad influenzare come i somali percepiscono loro stessi e il mondo.

Durante la guerra civile in Somalia, gran parte della popolazione è stata costretta ad abbandonare il Paese. La necessità di comunicare è diventata una priorità e la diaspora somala è diventata sempre più dipendente dai media per le informazioni. L’espansione della CMC è coincisa con questo periodo e li ha portati ad organizzare in termini di comunicazione ciò che Lee Cassanelli chiama “il fazionalismo della diaspora”. Il coinvolgimento dei migranti e degli esiliati nelle questioni politiche della madrepatria non è un fatto nuovo e ha assunto varie forme nei secoli. Con l’aumento di scala della globalizzazione, l’arena politica si è spostata spesso al di fuori del territorio di uno stato sovrano. Anche in considerazione del fatto che in Somalia relativamente poche persone hanno gli strumenti per accedere a internet, mentre nella diaspora è vero il contrario.

Qualche nota sui siti. Nel 1998, c’erano meno di venti siti somali. Nel 2004 circa 400. Attualmente la cifra è probabilmente raddoppiata. Caratteristiche comuni a molti siti web sono le sezioni dedicate alla “cultura” in particolare “poetry” e “literature”; molto presente anche la sezione “Islamic”. Sezioni che testimoniano a testimoniare l’importanza che viene data al patrimonio.

Su Wikipedia

Somalia

Collegamenti esterni

Un sito della comunità somala in Canada: http://www.somalicanadians.ca/ Un sito della comunità somala in Gran Bretagna: http://www.somaliuk.com/ Un sito dedicato alla poesia somala: http://www.hoygasuugaanta.com/

Nella maggior parte dei siti presi in considerazione è molto presente l’audio, ovvia conseguenza dell’importanza data all’oralità (letture di testi, poesie, insegnamenti religiosi). Un importante sezione è quella politica con commenti, analisi, opinioni nella quale vengono pubblicate le opinioni degli utenti, soprattutto giovani. Le principali lingue utilizzate sono il somalo e l'inglese. Molti siti offrono anche servizi di chat. Molto interessanti sono i nomi dei siti, anch’essi influenzati dalle questioni politiche interne. Identificarsi con i kin-group o la regione è diventata una caratteristica comune della società somala. Aden A. Osman sostiene che “Since the emergente of the Internet and its introduction to the Somali society, there are as many Somali Internet sites as the total number of clans, sub-clans, and sub-sub-clans”

I nomi sono in generale legati a interessi di gruppo, clan o regionali: SomalilandForum: http://www.somalilandforum.org Arlaadinet: http://www.arlaadinet.com/ Banadirland: www.geocities.com/sanubanadiri/ Dayniile: http://www.dayniile.com/

Ed ancora: Puntland Intelligensia Network, Somaliland Women’s Association, ecc.

Nomi legati a questioni nazionalistiche o patriottiche: Midnimo: http://midnimo.com/ O religiose: Wacdi: http://www.wacdi.com/

Per finire: Il sito del poeta Mohamed Ibrahim Warsame “Hadraawi”: http://www.hadrawi.com/ Il sito che ospita le vignette di Amin Amir: http://www.aminarts.com/